Dai successi della tv commerciale degli anni Ottanta e Novanta, fino alla rinascita sulle tavole del palcoscenico. Marco Columbro ripercorre oltre trent'anni di piccolo schermo (e non solo) ai microfoni di Teatro.it
Era la fine degli anni Ottanta. I quiz TV imperversavano e accanto a veterani e maestri come Mike Bongiorno e Raimondo Vianello c'era lui, il "baffo" più amato del piccolo schermo, Marco Columbro, conduttore di Tra moglie e marito, uno dei format più seguiti del tempo. Una carriera che tocca l'apice negli anni '90, grazie all'efficace sodalizio professionale con Lorella Cuccarini: insieme conducono fortunatissime edizioni di varietà come Buona Domenica e Paperissima, e associano i loro volti rassicuranti anche alla maratona TV di beneficenza Trenta ore per la vita.
Ma non tutti sanno che i primi successi col grande pubblico, Columbro li deve al doppiaggio del pupazzo Five, mascotte dell'allora neonata Canale 5: un segno del destino, che lo lega indissolubilmente alle TV commerciali per oltre trent'anni.
Il 2002 segna un cambiamento per Columbro che - dopo essersi ripreso da un lungo periodo di malattia - si dedica prevalentemente alle tournée teatrali.
Reduce da tre stagioni di successi con il musical, “Il vizietto – La cage aux folles”, in coppia con Enzo Iacchetti, attualmente sta girando l’Italia con la commedia “Alla stessa ora il prossimo anno”, nella quale divide il palcoscenico con Gaia De Laurentiis.
In questa intervista si parla, dunque, di teatro, di un certo modo di fare televisione che è scomparso, ma forse è sempre lì che aspetta, dietro l’angolo… e si rinsaldano sodalizi professionali che hanno fatto storia...
Marco, puoi tracciare un veloce bilancio di tre anni di ‘Vizietto’?
E’ stato uno spettacolo di grande successo, ovunque praticamente sold out. Io ed Enzo (Iacchetti, n.d.r.) ci divertivamo molto e questo ha contribuito alla realizzazione di uno spettacolo di grande qualità. Il pubblico ha apprezzato e siamo molto felici del risultato che abbiamo ottenuto.
Adesso sei in tour con Alla stessa ora il prossimo anno, di Bernard Slade. Tu avevi già interpretato questo spettacolo, se non sbaglio…
Io l’ho fatto nel 2001 con Maria Amelia Monti, poi mi ammalai e fui costretto a interrompere la tournée. Mi hanno riproposto di farlo quest’anno e insieme a me c’è Gaia De Laurentiis. E’ una commedia brillante, però di spessore, perché tratta un tema molto particolare: è una storia d’amore tra due persone che si vedono una volta l’anno, nello stesso posto e alla stessa ora. La loro storia d’amore procede parallela alle loro vite familiari e in questi incontri discutono dei rispettivi partner come se fossero lì con loro. Il tutto ha una durata di 24 anni (sei incontri ogni quattro anni) e in questo tempo il pubblico segue su uno schermo – attraverso alcune foto – come cambia l’America e come cambiano i due protagonisti nel corso di questo arco di tempo.
Come è cambiata la tv in questi anni? Te lo chiedo prendendo ad esempio due generi in particolari: la tv della solidarietà (Trenta ore per la vita) e le parodie nel varietà (I tre moschettieri, 1991).
Per quanto riguarda la tv socialmente utile, è rimasto solo Telethon, a quanto mi risulta. Però, a differenza di Telethon, Trenta ore per la vita, al di là dello stare in onda costantemente – e questo creava anche fidelizzazione nel pubblico – aveva dei progetti ben precisi. Noi dicevamo: ‘Mandate i soldi per acquistare un paio di ambulanze’. Quando l’obiettivo era raggiunto, lo si faceva vedere al pubblico, che poteva così sapere come sarebbero state spese quelle promesse di donazione. Insomma, c’era un’attenzione alla trasparenza che oggi mi sembra ci sia un po’ di meno.
Per quanto riguarda l’esperienza de I tre moschettieri, è stato uno dei tentativi di fare una parodia musicale che ebbe un grandissimo successo. Non ci vorrebbe molto, basterebbero buona volontà da una parte e coraggio di investire dall’altra, anche perché il materiale umano c’è sempre stato e continua a esserci. Vorrei proprio sapere perché certe cose non vengono più fatte! Io e Lorella (Cuccarini, n.d.r.). abbiamo fatto qualcosa come 60 parodie e hanno fatto storia. Oggi tutto questo non c’è più, perché non c’è più il varietà, in realtà.
Una tournée teatrale può essere molto impegnativa e tu, negli ultimi anni, anche dopo il malore che ti ha colpito, ti sei dedicato molto al teatro. Perché hai scelto questo tipo di impegno?
Da sempre la tournée teatrale è un impegno fisico e psichico rilevante, perché sei in continuo spostamento. Io a volte non so neanche in quale città sono, ci devo riflettere, perché quando hai una serie di debutti nell’arco di una settimana, cambiare luogo diventa una fatica notevole. Poi arrivi a teatro la sera e diventa un esame, come diceva il buon Eduardo. Lo spettacolo non è mai lo stesso, perché cambia il pubblico, che dà una risposta particolare all’attore. Il pubblico della Puglia è diverso dal pubblico della Lombardia o da quello della Toscana.
In rete si legge che condividerai il palcoscenico, in un prossimo futuro, con Lorella Cuccarini? Cosa puoi anticipare?
Ci stiamo lavorando per la prossima stagione e probabilmente ci riuniremo a livello teatrale, dopo tanti anni di televisione fatta insieme. Credo sarà un evento molto importante e appena avrò maggiori dettagli sarai senz’altro il primo a saperlo!